di Sergio Conti Nibali (responsabile Gruppo Nutrizione Associazione culturale pediatri – Acp)
18 FEB. [IlSole24OreSanità] La rivista scientifica Lancet a inizio anno ha pubblicato la più estesa e accurata serie di ricerche finora mai intrapresa (finanziata dalla Fondazione Gates e da Wellcome Trust) sugli effetti dell’allattamento al seno, ponendo fine a qualsiasi dubbio circa l’impatto dell’allattamento al seno sulla salute e il benessere delle popolazioni.
La sintesi estrema è che la mancata protezione e sostegno all’allattamento sta uccidendo più di 800.000 bambini ogni anno, sta causando oltre 20.000 morti per cancro al seno e ha un costo per l’economia globale di circa 302 bilioni di dollari all’anno dovuto alla perdita in sviluppo cognitivo, che incide sulle potenzialità economiche. Eppure c’è un equivoco diffuso (ad arte) tra la popolazione e, in certa misura, persino tra la classe medica: che il latte materno può essere sostituito con prodotti artificiali senza conseguenze negative.
Spesso le “responsabilità” vengono scaricate nelle scelte delle singole madri/famiglie, mentre in realtà si dovrebbe parlare di un fallimento delle politiche di promozione, sostegno e protezione; politiche in genere deboli, specialmente rispetto alla protezione; verrebbe da dire “deboli coi forti” se è vero che è responsabilità dei governi proteggere i loro cittadini dalla commercializzazione
aggressiva dei sostituti del latte materno, minando la fiducia e la capacità della madre di produrre latte materno. Il settore “latte di formula”, infatti, che valeva ben 40 miliardi di dollari nel 2014, è previsto che cresca fino a 70 miliardi entro il 2019.
L’inadeguata applicazione e monitoraggio del Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno permette alle aziende di condizionare in vario modo governi e operatori sanitari, spesso con l’apparente intento di migliorare la nutrizione di mamma e bambino.
In Italia nel febbraio 2008 sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale le “Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno”; sono da considerare un esempio di policy e contengono tutte le raccomandazioni necessarie a agevolare l’allattamento e a contrastare le pratiche che lo possano ostacolare; per quanto riguarda la protezione, in particolare, il punto 9 recita: «i servizi sanitari e sociali, con i loro operatori, e i produttori e distributori di sostituti del latte materno, di biberon e di tettarelle, rispettino pienamente lo spirito e la lettera del Codice internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e le successive Risoluzioni rilevanti dell’Assemblea Mondiale della salute, sottoscritte dall’Italia.” Nelle linee guida, dunque, si va ben oltre l’attuale legislazione che recepisce il Codice solo in parte e stabilisce che andrebbe
rispettato in tutte le sue declinazioni.
Nei giorni scorsi il Ministro Lorenzin, da sempre molto sensibile all’argomento, ha dichiarato che servono nuove linee guida nazionali; non è chiaro a cosa in particolare si riferiva perché, come detto, gli operatori sanitari che ogni giorno lavorano a fianco di mamme e bambini per l’allattamento sanno bene che le nostre linee guida contengono tutto quanto possa servire per il sostegno, la promozione e la protezione dell’allattamento.
Non servono dunque nuove linee guida. Serve solo farle rispettare. Sull’allattamento ormai sappiamo quello che deve essere fatto e conosciamo il costo del non farlo. Il momento di agire è arrivato. Bisogna insistere sul rispetto del Codice e sul fatto che le donne
ricevano un sostegno qualificato per allattare. E ‘difficile pensare a qualcosa che avrebbe un impatto maggiore sulla salute pubblica a livello mondiale rispetto all’allattamento; speriamo che i politici e gli operatori sanitari se ne rendano conto.